Lo Slow Reading Manifesto arriva a Pesaro, dove il 9 maggio alla Biblioteca San Giovanni (Via Passeri 102) dalle ore 17
si parlerà di questa iniziativa nata per valorizzare una modalità di
lettura che, con l’avvento del digitale, rischia l’estinzione. Ci si
confronterà anche sulla profonda rivoluzione che l’editoria sta vivendo e
su tanti altri temi legati alla lettura e ai libri. Ad illustrare il
presupposti dello Slow Reading Manifesto sarà il suo stesso ideatore, Antonio Tombolini, editore e CEO di Simplicissimus Book Farm, affiancato da Michele Marziani – direttore editoriale di Antonio Tombolini Editore – e Marco Valenti
– scrittore – che spiegheranno in modo semplice cos’è un ebook, come si
usa, quali opportunità offre ad un lettore e racconteranno il loro
rapporto con la lettura slow e la loro esperienza con la pubblicazione
in ebook.
“Noi siamo le nostre (mancate) letture”, afferma Antonio Tombolini
e prosegue “lo Slow Reading con l’avvento del digitale, rischia
l’estinzione. E con essa rischiano di estinguersi i libri intesi come
contenuti da fruire lentamente. È importante salvare lo Slow Reading
dall’estinzione perché, se il Fast Reading nutre il nostro bisogno di
informazione, esso da solo non basta per il nostro nutrimento
spirituale, per la formazione di ciò che siamo in consapevolezza e
libertà”.
Nello Slow Reading Manifesto, Antonio Tombolini cita la definizione
di ‘libro’ fornita da Kevin Kelly: “Un libro è una storia conclusa in se
stessa, un ragionamento, o un’unità conoscitiva che richiede almeno
un’ora per essere letto. Un libro è completo, nel senso che contiene un
inizio, un nucleo centrale, e una fine. (…) Oggi le pagine di carta di
un libro vanno scomparendo. Quel che resta al loro posto è la struttura
concettuale di un libro – una certa quantità di testo tenuta assieme da
un tema, in un’esperienza che richiede un certo tempo per essere
completata. (…) Una storia in sé completa, una narrativa unificata, un
argomento concluso esercitano una strana attrazione su di noi. C’è come
una naturale risonanza che produce una rete tutt’attorno. Possiamo
spezzare i libri nelle loro parti costitutive e risaldarli nel web, ma
il focus dell’attenzione si appunterà sempre sul più elevato livello di
organizzazione del libro, essendo questo l’oggetto scarso della nostra
economia. Un libro è una unità dell’attenzione.”
Il Manifesto è nato dalla consapevolezza dell’autore che noi siamo le
nostre letture, ciò che abbiamo letto nel corso della nostra vita ha
influenzato il nostro modo di pensare, di vedere le cose, il nostro
bagaglio di conoscenze, formando la nostra personalità.
“Non c’è dubbio – scrive Tombolini – che molto di quello che sono sia
dovuto anche – se non soprattutto – ai libri che lessi allora. (…) Non
c’era un piano coerente nelle mie letture, c’era piuttosto il lasciarsi
guidare dalla sapiente casualità della vita di ogni giorno.
A volte il consiglio di un amico, altre una copertina particolarmente
attraente, altre volte ancora il piacere di sfidare qualche stupida e
infondata idiosincrasia personale, ecco: erano cose così a porre questo o
quel libro sotto il mio naso. Questo era per me leggere, e lo è ancora.
Temo che questo modo di leggere, che mi pare appropriato chiamare Slow
Reading (con ovvio, ma non meno vitale riferimento alle esperienze che
ho fatto con Slow Food), corra oggi un reale pericolo di estinzione.”
Come mai questo rischio? Con l’avvento del digitale ci siamo sempre
più abituati ad una lettura veloce, una sorta di zapping tra siti,
social, news, rapido e immediato. Tale abitudine rischia di sopraffare
il desiderio di una lettura lenta, gustando ciò che abbiamo sotto gli
occhi e conservando ciò che di buono esso ci offre. Ma per salvaguardare
la lettura lenta non occorre rinnegare le nuove tecnologie.
“È là, nel dominio del digitale e della rete, – continua Tombolini –
proprio là dove lo Slow Reading rischia l’estinzione, che va cercata e
fatta crescere la sua possibile salvezza: è l’ebook, o meglio, può
essere l’ebook il futuro possibile del libro e delle buone letture ai
tempi della rete.”
Perciò lo Slow Reading, pur non rinnegando il suo passato di carta,
sa che il suo presente e il suo futuro possibile è solo digitale, e che
il presente e il futuro possibile del libro si chiama ebook. Un ebook
che è semplicemente la versione digitale del libro cartaceo, non un
prodotto breve, di rapida e facile lettura, fatto più di suoni e
immagini che non di testo da leggere. Un ebook “da leggere per lo più
tra sé e sé, temporaneamente isolati dal resto del mondo, e immersi nel
mondo che il libro in quel momento crea per chi legge. In un
atteggiamento che, per la durata della lettura, sequestra per sé tutte
le risorse intellettuali e immaginative disponibili. (…) che, mettendo a
frutto le potenzialità della rete, recupera anche una sua antica
dimensione sociale, come catalizzatore di conversazioni e di scambi del
pensiero, nella direzione del cosiddetto Social Reading”.
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